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Cenni storici sul comune di Sirtori

Sirtori è una località di origine romana e deve il suo nome alla Gens Sertoria che, nella Gallia Cisalpina, era dedita al commercio e alla vita militare: esponenti della Gens Sertoria sono nominati in iscrizioni del I° secolo d.C. Ai discendenti della Gens Sertoria, nominati da Francesco Sforza duca di Milano ‘Famiglia Sirtori’ nel 1499, viene concesso in feudo il comune.

 

I membri della famiglia Sirtori si occuparono con attenzione della comunità, soprattutto con legati e donazioni per merito dei loro sacerdoti. La presente ricerca si basa sulle informazioni deducibili dal Catasto Teresiano del 1721, dall’Archivio famigliare conservato presso la villa e dalle notizie tramandate nell’ambito della famiglia.

 

L’archivio è ricco di immagini fotografiche che rappresentano il parco e la sua evoluzione dal 1875 ai giorni nostri.

Il Catasto Teresiano

 

Testimonianze nel Catasto affermano che il complesso attuale della villa e del parco era ancora suddiviso in quattro distinte proprietà: gli edifici erano abitati o dati in affitto a terzi dai diversi proprietari e i terreni erano tutti coltivati eccetto quelli immediatamente adiacenti agli edifici, destinati invece a orti e giardini. I fratelli Giovanni e Guido Sirtori ai quali apparteneva circa un terzo dell’attuale proprietà a poco a poco acquistarono tutte le altre. Essi erano proprietari di numerosi altri beni nel paese di Sirtori, tra cui la chiesetta dedicata alla Madonna Assunta, eretta per volere testamentario dell’avo Bernardino Sirtori.

 

Nell’Ottocento la proprietà passò poi ai successori, Gaspare Sirtori. Nel 1862 Teresa Prevosti, di Febo Prevosti e Costanza Besana, vedova di Gaspare Sirtori rilevava l’intera proprietà, per lasciarla poi in eredità nel 1890 alla sorella Camilla col vincolo che in \mancanza di eredi passasse al cugino Giovanni Besana.

 

 Nel 1899, alla morte di Camilla Prevosti, successe Giovanni Besana, ai cui discendenti la villa e il parco appartengono ancora oggi.

 

Origini del Laghetto Un archivio rinvenuto rivela la curiosa nascita dell’attuale laghetto, al tempo nominato come Nuovo Bacino, realizzato nel 1845 per risolvere una controversia con l’Orfanotrofio Maschile di Milano. Quest’ultimo avendo subito dei danni ai loro possessi per via delle fontane al tempo site nel comune di Sirtori, fece petizione alla Procura di Brivio perché il Sig. Gaspare Sirtori rimediasse, che rimediò radunando le acque de le due fontane facendo un laghetto in giardino.”

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La villa e il parco

 

Le immagini fotografiche contenute nell’Archivio Besana iniziano dal 1875. Da questa data pertanto è possibile non solo seguire le modifiche al complesso edificato, che raggiunge la sua definizione attuale attorno agli anni Trenta, ma si riescono a ripercorrere più di due secoli di vita del parco. Ci consentono di stabilire come la struttura del parco sia rimasta sostanzialmente invariata, anche nella maggior parte della composizione vegetazionale. Le uniche parti che hanno subito cambiamenti più radicali riguardano il disegno delle aiuole, gli elementi decorativi e alcune piantagioni ornamentali nelle parti a giardino più prossime alla casa.

 

La Villa

 

L’edificio della villa si dice che sorga sulle rovine dell’antico castello dei Signori Feudatari di Sirtori, la cui costruzione si fa risalire al XVI secolo. Il complesso è ubicato nel centro abitato, non lontano dalla piazza della Chiesa parrocchiale e del Municipio, sulla strada provinciale che collega Sirtori a Viganò ed è composto dall’edificio principale e casolari annessi e dall’oratorio della Madonna Assunta, posto fuori dal complesso recintato, sul lato opposto di via Giovanni Besana.

 

Tra la fine dell’800 e il 900 l’edificio principale ha subito le modifiche che lo hanno portato alla condizione attuale. Tra queste spiccano l’aggiunta del terzo piano per uniformarlo alla facciata principale (1890); l’abbattimento negli anni Venti-Trenta degli edifici verso l’ingresso principale su via Giovanni Besana e ampliamento della corte rustica sul piazzale di ingresso. Le modifiche hanno portato la facciata principale dell’edifico ad essere tripartita orizzontalmente da alte fasce marcapiano, e scandita da finestre con larghe cornici sagomate e balconi dalle ringhiere elaborate di chiaro gusto settecentesco.

 

Infine negli anni Ottanta nuove modifiche vengono apportate alla suddivisione interna degli ambienti.

 

Il Parco

 

Costituito adattandosi alle condizioni orografiche del terreno, sapientemente sfruttate per creare gli tutti i principali elementi strutturali del parco paesaggistico. Le strade di accesso ai campi interni diventano la base per il sistema dei percorsi del parco: viale carrabile e sentieri seguono parte dei tracciati esistenti e gli svincoli delle strade campestri da quelle principali diventano gli accessi al parco.

 

In alcune foto del 1896 si rileva già la presenza di una darsena sulla destra del canale immissario, il cui sbocco è delimitato da pietre. Attualmente la darsena si trova sulla sponda opposta.

 

Già da foto del 1875 si può riscontrare che le parti direttamente adiacenti all’edificio principale avevano già la conformazione che presentano ancora oggi. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si effettuarono numerose modifiche tra le quali la collocazione di piantagioni di conifere ornamentali che caratterizzano il parco attuale; il parterre con aiuole dal disegno curvilineo sul fronte principale. Diverse erano le tipologie di aiuola nel giardino attorno alla villa: alcune erano circolari e leggermente rialzate, con bordure fiorite a mosaico, con una palma centrale, altre invece erano coltivate con piante acquatiche e bordure di piante annuali.

 

Tra le realizzazioni di chiara impronta ottocentesca del parco vi sono l’edicola di Sant’Elena, racchiusa in un semicerchio di cipressi, il cerchio di Liriodendron tulipifera, che nel 1938 già avevano raggiunto una notevole altezza, quasi equivalente all’attuale, che è di oltre cinquanta metri, e i vari schermi arborei che guidano lo sguardo in ampi cannocchiali prospettici.

 

Il Roccolo di carpini, secondo le testimonianze famigliari, era ancora in uso nei primi anni del Novecento, ma di esso non vi sono immagini, mentre alcune foto del 1938 che ritraggono il Viale delle Palme , il Labirinto e il tunnel di carpini dimostrano come questi avessero ormai raggiunto una configurazione ormai stabilizzata.

 

Nei decenni più recenti sono state introdotte nel parco alcune piantagioni da produzione, come gruppi di Populus, Salix caprea, oppure gruppi di conifere non sempre rispettose né del disegno né dell’epoca del parco, che spesso ostruiscono viste o causano competizione.

 

Dopo il decreto di vincolo del 1986 l’attenzione al parco si è fatta maggiore e gli interventi più recenti vanno nella direzione di una attenta conservazione dei valori paesaggistici del parco, come testimonia la piantagione di tre faggi, a poca distanza dagli esemplari degradati e destinati all’abbattimento, pronti a sostituire questi ultimi nella percezione della prospettiva, nel periodo che necessariamente passa tra la decadenza degli esemplari originari e il raggiungimento di una dimensione sufficiente alla stessa percezione dei nuovi esemplari che andranno piantati nello stesso luogo.

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 Conclusioni

 

Il progetto del parco fu dettato dalle condizioni paesaggistiche dei terreni al momento della sua creazione: il percorso del viale che segue e connette i tracciati delle strade esistenti, le aperture e le viste prospettiche che sfruttano i dislivelli e l’andamento del terreno, dimostrano un attento sfruttamento delle condizioni esistenti che recuperava anziché trasformare completamente la morfologia e il disegno del paesaggio.

 

Il parco fu concepito negli anni Trenta dell’Ottocento; fu con molta probabilità iniziato da Gaspare Sirtori, che realizzava il lago nel 1845, e nel 1896 presentava una vegetazione importante e sicuramente non casuale ormai giunta a maturità.

 

Alcune piantagioni quale quelle dei Liriodendron o delle conifere ornamentali dello schermo vanno datate tra la creazione del lago nel 1875 e alcuni rilievi fotografici nel 1896 che riportano la presenza di alberi che avevano raggiunto già notevoli dimensioni